La Storia di Carlo – Capitolo Quattro

Agosto lo passo in pneumologia, piano piano spariscono le cannette che ancora indosso, il sondino per gli alimenti, la “cannula” che serviva d’accesso alla tracheotomia, praticatami nei mesi precedenti. Poi tre settimane in riabilitazione, per riattivare tutte le funzioni motorie completamente perdute nella lunga degenza sempre in posizione orizzontale.

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Il mio fisico reagisce in maniera positiva, c’è finalmente la quasi certezza che tutto finirà bene, sarà solo questione di tempo. Almeno si spera.

A tutt’oggi (siamo ormai a fine settembre) proseguo con la fase riabilitativa sia per la parte motoria, sia per quella respiratoria. Ci vuole molto tempo per recuperare l’una e l’altra, ma per me si tratta di “lavorare in discesa”, dopo tutte le avventure passate negli ultimi mesi !!

Ecco, questa è la mia vicenda, nata in quel periodo “marziano” che si chiama “lock down”. Una vicenda che mi ha portato veramente ad un passo dalla morte, ma che mi ha visto anche fortunato, per aver trovato persone pronte a fare il massimo per sconfiggere il destino che sembrava ormai segnato, per tirarmi fuori dal baratro. La provvidenziale chiamata al 118, per proseguire con l’operato dei medici del reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale di Borgo Trento, che realmente mi hanno salvato la vita. Voglio ricordarne uno, in particolare, proprio quello che mi ha rianimato per 40 lunghissimi minuti e che è venuto a farmi visita quando ero in Pneumologia; io l’ho definito come il mio “secondo padre”, nel senso che il primo mi diede la vita, e lui me l’ha restituita.

Sarebbe però incompleto il mio ringraziamento se non si estendesse anche a tutto il personale dell’anzidetto reparto, medici e collaboratori del personale infermieristico, veramente commoventi per il lavoro, l’umanità e la professionalità dimostrati.

Voglio anche coinvolgere nel ringraziamento i due successivi reparti, Pneumologia e Riabilitazione funzionale, tutti gentili, collaborativi e pazienti, va detto.

Non posso dimenticare le varie fisioterapiste che mi hanno seguito fin dalla terapia intensiva covid e che mi hanno consentito, sempre con notevole competenza ed altrettanta simpatia, di iniziare il lungo recupero delle funzionalità motorie e respiratorie !! Davvero brave !!

Un ringraziamento e un “bravi” anche ai donatori di sangue…persone indispensabili e generose.

Adesso mi sento un po’ come se mi trovassi sulla sommità di una montagna, a riguardare il percorso fatto, pieno di difficoltà, di momenti drammatici, di sofferenze, soprattutto per chi mi stava attorno, a partire da mia moglie e mio figlio. Ricordo ancora il loro volto, dopo il mio risveglio. Era un volto pieno di gioia, per la ripresa, ma nel quale si scorgevano netti i segni di un lungo travaglio, durato due mesi e mezzo.

E come non ricordare quella moltitudine di persone, parenti, amici cari, colleghi, ma anche altri che non vedevo magari da anni o che, addirittura, non ho mai conosciuto (conoscenze di mia moglie, o di mio figlio), che hanno costantemente partecipato e seguito ogni passo della mia malattia. Tantissime preghiere, incoraggiamenti, pensieri che sicuramente hanno “dato una mano al destino”. Tanta può essere la forza dell’amore e della condivisione.

Debbo obbligatoriamente finire questo racconto con una raccomandazione, che non vorrebbe essere scontata, o pesante o, addirittura, “politica”.

Una storia angosciosa, grazie a Dio finita bene (ma in Italia quasi trentaseimila persone non ce l’hanno fatta), deve insegnare a temere questo maledetto virus, anche se spesso provoca solo un po’ di febbre, o anche niente, come se fosse una normale influenza. Non lo è, vi dico io. Non lo è.

Ascoltate il mio appello. Quello che ho scritto non vuole essere un piccolo romanzo. Vi scrivo con il proposito di farvi capire quello che può succedere a chi si ammala di covid, quello che può succedere anche alle persone con cui viviamo, perché il virus si porta e si trasmette anche a casa.

La raccomandazione è ovvia. Per ora, purtroppo, non possiamo che convivere con questo incubo. Ma prendere le dovute e semplici precauzioni, inutile ripeterle sono ben note a tutti, è assolutamente importante. Sono pochi gesti, alla fine, che vi possono evitare di vivere quello che ho vissuto io, o di farlo vivere ai vostri cari.